Le macchiette delle zio Rafel’, le pedate di un padre burbero, le scorribande tra fratelli. Questi i ricordi di una svagata voce narrante che, con distaccato umorismo, registra i tempi dell’infanzia e dell’età matura. Come frammenti di un unico grande romanzo familiare, i racconti pulsano di un ironico autobiografismo, mentre portano in scena una realistica galleria di personaggi. Il libro pullula di osservazioni casalinghe, familiari, personali, commentate con lo stile ironico-umoristico dell’autrice, che affascina ed avvince il lettore, attirandolo nel vortice delle sue espressioni dialettali, nelle frasi piene di colore, non spennellato lievemente, ma spatolato con arte. Tutte le osservazioni più banali, più superficiali, più irrilevanti di una vita attiva in società, l’autrice le fa e le mette sulla carta. Dalla voglia di ridere ai funerali, al piacere di piangere ai matrimoni, dall’impellente bisogno di correre in bagno nei momenti meno indicati, al bisogno imperioso di una grattata per un improvviso prurito, la scrittrice sente la necessità di comunicarlo ai suoi lettori, per far godere anche a loro di quegli attimi di trepidazione, di terrore o di sconforto, che, nella loro drammaticità, diventano divertenti quando vengono raccontati “dopo”…